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Autore: LUCA MOZZANICA 15 feb, 2023
PNRR: 8,5 milioni per progetti POC A seguito dell'avvenuta pubblicazione del bando è diventata definitiva la misura volta a finanziare i progetti Proof of Concept (POC) che hanno come scopo quello di accrescere il livello di maturità delle tecnologie brevettate. In buona sostanza verranno finanziate tutte quelle attività di valorizzazione dei brevetti promosse da Enti pubblici di ricerca, istituti di ricovero a carattere scientifico e università. Le risorse messe a disposizione ammontano a 8,5 milioni. Attuazione del bando In linea generale è bene sapere che i progetti POC comportano una visione imprenditoriale che non è propria del mondo accademico, per questo si rivela necessario supportare i gruppi di ricerca, al fine di mettere a fuoco le varie strategie, nonché i passaggi indispensabili per poter sviluppare le tecnologie brevettate. Per poter attuare il bando la Direzione generale si avvale della collaborazione di Invitalia, così come previsto dalla convenzione del 28 luglio 2022. La presentazione dei vari progetti, invece, dovrà avvenire a partire dal 24 settembre, ovvero dal decimo giorno seguente a quello di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, e non oltre il 31 ottobre. Tutti i progetti finanziati concorrono a raggiungere il target definito dal PNRR. Un POC non è altro che un prototipo attraverso il quale sarà possibile tramutare un'idea o un concetto in una installazione funzionale minima. Com'è facile immaginare, questi progetti puntano al miglioramento continuo, ovvero a generare innovazione in modo graduale anziché profondi stravolgimenti. A questo riguardo, la prototipazione si rivela il sistema più efficace per poter innovare in maniera continua. Più nello specifico, grazie ai progetti POC si riesce a fornire una risposta a tutta una serie di domande, quindi sarà possibile comprendere come verrà svolto il master project, avere un'analisi dettagliata dei costi e dei rischi, gli obiettivi da raggiungere, il personale da coinvolgere e molto altro ancora. Ulteriori attività di sviluppo Occorre ricordare che, sempre attraverso il finanziamento di risorse del PNRR ed entro la soglia massima di 1 milione di euro, sono state avviate anche altre attività di sviluppo mediante Knowledge Share. Si tratta della più grande piattaforma interamente dedicata alla valorizzazione dei risultati ottenuti dalla ricerca delle università. IRCCS e dagli EPR attivi su tutto il territorio nazionale. Lo scopo finale è di rendere facilmente accessibili i contenuti dei brevetti, così da trasmettere in modo chiaro, veloce e semplice i benefici che le tecnologie possono offrire all'interno dei settori di riferimento, anche per mettere in contatto il mondo delle imprese e degli investitori con quello della ricerca. Le principali attività che saranno realizzate nel prossimo biennio riguarderanno il miglioramento dell'infrastruttura IT, lo sviluppo, l'incremento dei contenuti e del network, nonché della visibilità della piattaforma mediante strategie comunicative e di marketing, anche legate ad eventi digitali che prevedono la presenza web e social. Altre cose da sapere sul bando Proof of Concept (POC) Università statali e non statali ma dotate di ufficio di trasferimento tecnologico o analoga struttura, Enti pubblici di Ricerca, IRCCS pubblici e privati, nonché istituti universitari ad ordinamento speciale, sono quindi i beneficiari del finanziamento, per cui potranno presentare le domande per la valorizzazione dei brevetti. In ogni caso questi soggetti saranno ritenuti ammissibili solo quando in possesso del requisito Organismo di Ricerca, così come previsto dal Regolamento UE num. 651/2014. I soggetti che soddisfano i requisiti potranno quindi presentare un 'Programma di Valorizzazione', cioé una proposta che include interventi volti a valorizzazione di uno o più brevetti, oltre che domande di brevetto mediante progetti di POC. Il soggetto partecipante a sua volta dovrà essere il titolare di almeno un brevetto o aver presentato almeno una domanda, ma non possono aderire coloro che hanno già ricevuto finanziamenti con il precedente Bando Proof of Concept del 2020. Il Programma di Valorizzazione dovrà specificare in sintesi le finalità che s'intendono perseguire e la descrizione degli elementi essenziali da adottare, aspetti che verranno valutati da un'apposita Commissione. Sono ammessi i costi che riguardano il personale assunto a tempo determinato e/o indeterminato entro determinati limiti, l'attrezzatura e il software, i materiali, i servizi di consulenza. Il finanziamento massimo per ogni POC è pari a 480.000 euro, mentre le spese da destinare non potranno superare 60.000 euro. Una volta effettuata la presentazione della domanda, che dovrà essere firmata digitalmente dal Legale Rappresentante del soggetto che partecipa al programma, verrà avviata una fase di valutazione preliminare, che servirà a controllare la presenza dei requisiti. Si passerà alla selezione dei soggetti ammessi per poi giungere alla conclusione del programma. Gli interessati saranno quindi chiamati a presentare una relazione dettagliata sulle attività svolte sulla base di quanto riportato nel bando. Il soggetto beneficiario che riceve il finanziamento assume l'obbligo di non cedere la titolarità del brevetto o della domanda di brevetto, quindi non potrà nemmeno stipulare contratti di licenza per tutta la durata del relativo POC. Lo studio Brevetti Digiovanni Schmiedt può offrirti supporto e assistenza nel processo di valorizzazione del tuo brevetto che sia esso d'invenzione, marchi, design e opere dell’ingegno di carattere creativo.
Autore: LUCA MOZZANICA 15 feb, 2023
Proprietà intellettuale e PMI: aumento di entrate per la registrazione di brevetti e marchi Secondo uno studio elaborato dall’Istat, le piccole e medie imprese rappresentano il motore dell’intera economia europea, garantiscono lavoro a due terzi della popolazione fornendo quasi il 60% del valore aggiunto nell’UE. Ciononostante, lo studio ha evidenziato che non tutte le aziende riescono a sopravvivere per molti anni, stimando che solo il 60% è in grado di superare il quinquennio. Per questo è importante dare sostegno alle PMI aiutandole a raggiungere buoni livelli di innovazione e tecnologia garantendone la sopravvivenza per periodi più lunghi e una crescita costante. Il ruolo che svolge l’innovazione all’interno delle aziende è di fondamentale importanza perché consente di diventare forte sul mercato europeo, assumere personale sempre nuovo e competente per implementare il proprio raggio di azione. Anche la proprietà intellettuale ha una funzione rilevante, soprattutto nella promozione della crescita e dell’innovazione perché protegge il lavoro svolto dall’azienda senza vanificare l’impegno, gli investimenti e il tempo profusi nel corso degli anni, valorizzandone i benefici guadagnati. Le relazioni EUIPO sulla proprietà intellettuale Su questa strada, vi è stata la pubblicazione di diverse relazioni da parte dell’EUIPO all’interno di schede di valutazione che ruotano intorno alla proprietà intellettuale (PI) e le PMI. Si tratta di studi che spiegano le ragioni per le quali le PMI decidono di registrare i loro diritti di proprietà intellettuale, con tutte le problematiche connesse alla relativa procedura da attivare. Parliamo di relazioni che costituiscono una base empirica in continuo aggiornamento e che sono di fondamentale importanza per chi deve prendere decisioni a favore delle aziende, intraprendendo specifiche politiche di sostegno a favore delle piccole e medie imprese che desiderano crescere e tutelare le loro innovazioni. A sostegno di questa tesi, basti considerare che il 10% circa delle imprese dichiara di essere titolare di DPI, cioè di diritti di proprietà intellettuale registrati, e che più del 90% delle imprese che hanno registrato i diritti di proprietà intellettuale hanno ottenuto vantaggi economici. Ma non solo, esse registrano anche benefici dal punto di vista dell’immagine (oltre il 60%), ottenendo maggiore protezione della PI con prospettive di vita a lungo termine. Questo significa che la registrazione dei DPI aiuta in modo concreto le imprese a conservare e proteggere il proprio lavoro, ma anche a resistere alla crisi, restando competitive nel lungo termine. La monetizzazione del proprio patrimonio intellettuale Secondo lo studio elaborato, più del 45% delle piccole e medie imprese titolari di diritti di proprietà intellettuale registrati ha tentato di monetizzare in modo diretto il proprio patrimonio intellettuale mediante la vendita o relativa concessione in licenza. In alternativa, la vendita può avvenire in modo indiretto, impiegando il portafoglio di appartenenza di DPI registrati per l’implementazione dell’attività. Ne è derivato che il 36% delle PMI titolari di diritti di proprietà intellettuali registrati ha implementato il portfolio e le relative entrate proprio grazie ai DPI, in confronto all’11% delle aziende che hanno provato a raggiungere gli stessi obiettivi, senza ottenere risultati. In questa direzione, le ragioni per cui le PMI decidono di registrare i DPI diventano molteplici: dall’individuazione di soluzioni per evitare che altre aziende copino prodotti e servizi all’aumento del valore dell’impresa, passando per un rafforzamento della certezza del diritto. Più precisamente, gran parte delle piccole e medie imprese che hanno ottenuto la registrazione del diritto di proprietà intellettuale considera tale determinazione molto positiva, mentre solo una percentuale residuale ha dichiarato che questa decisione non ha sortito alcun tipo di effetto. Inoltre, le misure di protezione hanno ad oggetto soprattutto la riservatezza delle informazioni come i segreti commerciali e i nomi di dominio del Web, mentre i marchi nazionali assumono un ruolo secondario. Le ragioni per cui alcune aziende non registrano il DPI Vi sono, nonostante i numerosi vantaggi, una percentuale di piccole e medie imprese che decide di non registrare i diritti di proprietà intellettuale per diverse ragioni: la più importante riguarda l’idea che il proprio patrimonio intellettuale non sia così innovativo da meritare un’idonea tutela, non disponendo di conoscenze specifiche in merito ai benefici che derivano dalla registrazione. Un’altra motivazione che frena le imprese a registrare i DPI è quella di non possedere i requisiti necessari e sufficienti per avviare il procedimento di registrazione. Una questione importante che fa propendere per il rifiuto della registrazione, concerne la violazione dei diritti di proprietà intellettuale che riguarda il 31% delle aziende che impiegano i DPI. Tali violazioni spesso non vengono denunciate (12%), più del 40%, invece, decide di strutturare negoziati bilaterali e, infine, solo il 33% dà avvio a procedimenti giudiziari, ottenendo una sentenza. Secondo lo studio in oggetto, le piccole e medie imprese che decidono di non eseguire la registrazione e dunque di non proteggere le proprie innovazioni tecnologiche adducono come motivazione i costi elevati di attivazione delle procedure di registrazione, la complessità delle stesse, la mancanza di informazioni a riguardo e, infine, il costo dei procedimenti giudiziari da attivare in caso di violazione dei DPI. Per questo è quanto mai necessario rivolgersi a professionisti e consulenti certificati nell’ambito della tutela della proprietà intellettuale , per far valere i propri diritti senza correre rischi o produrre inutile dispendio di denari.
Autore: LUCA MOZZANICA 15 feb, 2023
La Repubblica di Capo Verde aderisce ad ARIPO La Repubblica di Capo Verde è definitivamente diventata il 22° Stato membro di ARIPO. In realtà, già alla data del 7 gennaio 2022, il Parlamento capoverdiano aveva approvato l'adesione del Paese ai Protocolli di Banjul e Harare, nonché all'accordo di Luska. Successivamente, il 27 gennaio 2022, il Parlamento ha inoltre ratificato l'adesione al Protocollo di Swakopmund. Gli strumenti di adesione sono stati depositati il 14 luglio 2022, nel corso di una solenne cerimonia svoltasi presso l'ambasciata di Capo Verde in Svizzera, esattamente a Ginevra. Questo è sicuramente un evento decisivo per la crescita di Capo Verde, nonché per differenziare l'abbondante offerta di beni e servizi, anche allo scopo di tutelare i consumatori finali e limitare le ripercussioni negative generate dalla concorrenza. Insomma, grazie a questo importante passo in avanti i soggetti che fanno parte del sistema ARIPO possono ritenere Capo Verde come uno dei Paesi legittimati ad applicare tutta una serie di diritti riguardanti la proprietà intellettuale, quali brevetti, modelli di utilità, marchi, disegni industriali e tutela dei saperi tradizionali. La presentazione degli strumenti di adesione del 14 luglio 2022 La Repubblica di Capo Verde ha così depositato in modo ufficiale gli strumenti di adesione all'ARIPO a margine della sessantatreesima Assemblea Generale dell'OMPI, tenutasi a Ginevra il 14 luglio 2022. Nell'occasione, Alexandre Monteiro, che riveste il ruolo di Ministro dell'Energia, del Commercio e dell'Industria di Capo Verde, ha consegnato gli strumenti di adesione a Bemanya Twebaze, attualmente Direttore generale di ARIPO. Con questo gesto solenne la Repubblica di Capo Verde è quindi diventata il 22° Stato membro di ARIPO, ma dopo aver intrapreso un percorso che ha previsto l'adesione all'accordo di Lusaka, nonché ai Protocolli di Banjul, Harare, Swakopmund e Arusha. Nel corso della cerimonia il Direttore Generale di ARIPO ha fatto presente che il deposito degli strumenti non ha fatto altro che segnare una giornata storica e non soltanto per la Repubblica di Capo Verde, ma anche per ARIPO. Del resto la definitiva presentazione degli strumenti ha permesso di concludere un iter abbastanza articolato iniziato già tempo addietro. Tutto è partito quando ARIPO ha coinvolto e incoraggiato per la prima volta Capo Verde a seguire la strada verso l'adesione. Si è cercato di mettere in luce quanto un marchio sia importante per gli utenti e i consumatori al fine di differenziare beni e servizi offerti sul mercato, anche per contrastare gli effetti della concorrenza. Del resto i marchi di fabbrica rappresentano una parte essenziale della pubblicità, nonché delle strategie di marketing per ciascuna azienda, proprio perché simboleggiano il rapporto fondato sulla fiducia che si è sviluppato nel corso del tempo fra i produttori o i fornitori con gli acquirenti finali. Per le imprese di Capo Verde, specialmente quelle che hanno investito molto impegno e denaro al fine di costruire una buona immagine, i marchi di fabbrica si rivelano validi strumenti per impedire a terzi di approfittare ingiustamente della loro credibilità e reputazione. La presentazione degli strumenti garantisce in definitiva una concorrenza leale fra le aziende e allo stesso tempo incoraggia i produttori a impiegare somme nel mantenimento di alti standard di qualità. La proprietà intellettuale di Capo Verde Allo stato attuale è l'IGQPI, ovvero l'Istituto per la gestione della qualità e la proprietà intellettuale guidato da Ana Paula Spencer, che si occupa di amministrare la PI di Capo Verde. Più nello specifico, questo istituto integra il Sistema Nazionale di Qualità di Capo Verde (SNQC), oltre che il Sistema Nazionale di Protezione della Proprietà Intellettuale (SNPI). Responsabile della Proprietà Intellettuale, è invece il Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Energia. Oggi quasi tutte le aziende, comprese quelle attive a Capo Verde, si basano proprio sui marchi, la cui protezione diventa indispensabile per i consumatori e gli utenti, ovvero al fine di indicare la qualità dei beni e dei servizi. Tutto ciò consente anche di abbattere i costi necessari per la ricerca, visto che in definitiva gli acquirenti si potranno fidare pienamente del marchio che riconoscono e distinguono facilmente. Esistono poi numerosi accordi a livello internazionale in materia di protezione dei marchi , tuttavia in diversi Paesi nel mondo la tutela commerciale resta in parte ancora piuttosto debole, a causa della mancanza di specifiche legislazioni, regolamentazioni ad hoc, nonché perché non si è ancora raggiunta una certa consapevolezza. Lungo tale prospettiva il ruolo di ARIPO si è dimostrato molto significativo per lo sviluppo della Repubblica di Capo Verde e la crescita delle aziende. L'adesione del 14 luglio con la presentazione degli strumenti, infatti, permetterà al Paese di applicare diversi diritti che ruotano attorno alla proprietà intellettuale, quindi in tema di brevetti, marchi, modelli di utilità e molto altro ancora. Adesso la bandiera di Capo Verde è stata issata sulla sede di ARIPO, allo scopo di segnare il passaggio da uno Stato solo osservatore a uno che potrà partecipare a pieno titolo.
Autore: LUCA MOZZANICA 15 feb, 2023
Il ruolo della proprietà intellettuale per le PMI Secondo la scheda di valutazione 2022 sulle piccole e medie imprese, che ha approfondito il tema della proprietà intellettuale e il ruolo che svolge all'interno delle aziende, è emerso che il 10% delle PMI operanti sul territorio europeo è titolare di diritti di PI registrati come disegni, marchi, brevetti e modelli nazionali ed europei. Si tratta di un’indagine di grande importanza che prende in considerazione le numerose aziende di piccole e medie dimensioni presenti sul territorio dell’Unione europea con proprietà intellettuale: un'indagine pubblicata dall’osservatorio europeo che si occupa delle violazioni dei diritti della PI e che ha rivelato informazioni molto utili per il Governo e per le stesse PMI. I dati della nuova indagine sulla proprietà intellettuale registrata Secondo l’indagine elaborata nel 2022, le piccole e medie imprese non sono in grado di sfruttare bene le proprie potenzialità intellettuali, un problema che si aggiunge alla più grave difficoltà di trovare personale capace di assisterle e aiutarle a sviluppare specifiche strategie di proprietà intellettuale che potrebbero implementare l’attività, facendola concretamente decollare. Un dato che coincide con un'informazione di grande importanza: il 93% delle piccole e medie imprese che sono dotate di diritti di proprietà intellettuale registrati, hanno constatato un miglioramento dell'attività sotto diversi punti di vista. Tale implementazione ha ad oggetto l’immagine dell’impresa nel settore di riferimento (63%), prospettive lavorative più floride anche a lungo termine (48%) una protezione più elevata della proprietà intellettuale (58%), e tutto ciò grazie alla registrazione dei diritti di proprietà intellettuale acquisiti negli anni, che è diventato un volano per le PMI. Perché registrare la PI: ecco tutti i vantaggi Secondo alcuni studi economici elaborati sul tema della registrazione della proprietà intellettuale, è emersa l’esistenza di un legame positivo tra la PI e gli obiettivi economici perseguiti, soprattutto nell’ambito delle piccole e medie imprese. È emerso, cioè, che le PMI dotate di PI producono una percentuale di entrate pari al 68% in più per dipendente, in confronto alle aziende che non ne sono dotate. Si tratta di un dato confermato anche dai titolari delle piccole e medie imprese che affermano (per esperienza personale) di aver ottenuto maggiori risultati economici proprio grazie ai diritti registrati. Se, dunque, quello della crescita economica seguita alla registrazione della PI è un dato reale dimostrabile con bilanci e politiche aziendali, può diventare un vero e proprio monito per tutte quelle imprese che sono ancora indecise e temono di fare un passo più grande della loro gamba. Eppure, come vedremo successivamente, la registrazione della proprietà intellettuale non può che portare vantaggi sia in termini di immagine, sia di pubblicità che come ritorno economico, con la possibilità di espandere il proprio business anche in altre città. Mentre solo una percentuale marginale di aziende intervistate ha avuto esperienze negative in seguito alla registrazione. Perché un’azienda sceglie di non registrare la propria PI Lo studio elaborato nel 2022 ha chiarito anche le ragioni per le quali le PMI decidono di non registrare. Il primo fattore investe il 35% delle aziende e riguarda il timore di non ottenere vantaggi aggiuntivi con la registrazione. Altre cause hanno ad oggetto l’idea che le risorse intellettuali di cui si è in possesso non sono abbastanza innovative per registrarle (20%), in altri casi, invece, non si conoscono bene le norme sulla registrazione, mentre il 19% ritiene (talvolta erroneamente) di non soddisfare tutti i requisiti per ottenere la registrazione. Di contro, esistono un numero sorprendente di PMI che considera la registrazione uno strumento valido per prevenire la contraffazione dei diritti, segue il miglioramento dell’immagine aziendale e la garanzia di ottenere maggiore certezza del proprio diritto. Non dimentichiamo, infine, che tra le ragioni più importanti che spingono le PMI a registrare vi è la sicurezza dell’applicazione delle norme. A tal fine, Christian Archambeau, direttore esecutivo di EUIPO, ha sostenuto in una recente intervista che, come figura di riferimento del suo ufficio, egli si impegna a diventare punto di riferimento per tutte le PMI che hanno deciso di registrare la proprietà intellettuale sia a livello nazionale che europeo, mettendo in campo specifiche forme di tutela. Si tratta di una salvaguardia che opera sia nel senso di proteggere le aziende da eventuali violazioni sia nel senso di sostenere economicamente le società in difficoltà: una tutela che richiede, in primo luogo, una politica efficiente di informazione attraverso consulenze mirate che aprono lo sguardo verso il futuro. Registrazione della PI: quali problemi si incontrano? Una parte dello studio elaborato è stato dedicato alle violazioni dei diritti di PI e il primo dato rilevato indica che solo il 15% delle PMI ha subito una violazione in tal senso, con specifico riguardo ai marchi. Tale problematica ha causato una perdita di reputazione e di fatturato che le ha fatte propendere per una tutela giudiziaria. La metà dei casi in oggetto, in ogni caso, ha trovato una valida soluzione grazie a trattative dirette, finalizzate a risolvere il problema senza giungere a una sentenza. Per prevenire le violazioni, negli ultimi anni la Commissione europea, insieme all’EUIPO e agli uffici di proprietà intellettuale nazionali e regionali, hanno posto in essere numerose iniziative per sostenere le PMI e proteggere le loro proprietà intellettuali.
Autore: LUCA MOZZANICA 15 feb, 2023
Startup innovative in Lombardia: Milano guida la classifica. Nello scenario economico e politico attuale, gli investimenti sulle energie rinnovabili e i meccanismi di produzione green sono sempre in aumento. Questo settore non di rado coincide anche con le startup innovative, principali indiziate e responsabili dell'innovazione all'interno di queste iniziative. Com'è noto, molto spesso l'Italia è considerato un Paese lento, restio al cambiamento, che accoglie con esasperante lentezza le nuove mentalità e le possibilità di business, fossilizzandosi sull'usato garantito e certo. In realtà, gli ultimi dati in merito alla creazione di startup innovative - e naturalmente anche la loro attività produttiva e formativa - sono in forte crescita. Il merito è da ritrovarsi nel tessuto produttivo del Paese, fatto di giovani e persone che hanno la voglia di innovare e cambiare per far tornare l'Italia ai fasti produttivi d'eccellenza. In tal senso, la Lombardia e Milano sono al top per quanto riguarda la presenza e il funzionamento delle startup innovative in ogni tipo di settore, non solo il green e l'ecosostenibile. Milano, la patria delle startup innovative in tutta Italia. Di recente ha fatto discutere il settore del lavoro e delle imprese la proposta, avanzata da alcuni famosi attori politici, di spostare da Roma a Milano il Ministero dell'Innovazione, invertendo dunque la consuetudine per cui tutti i luoghi di potere debbano trovarsi a Roma. Il dibattito pubblico, acceso e spesso brutale, ha visto il plauso delle piccole e medie imprese, oltre che artigiani, lombardi, sebbene resistano alcune piccole sacche di contrarietà. In effetti, la proposta non arriva in maniera del tutto priva di fondamento: secondo dati forniti dal sistema di Camere di Commercio, in Lombardia si sviluppa il 27% delle startup innovative fondate e operanti negli ultimi anni. Milano, di questa cifra, ne accoglie addirittura il 18%, una cifra pari alla quasi totalità. Sulla questione, dunque, è intervenuto il presidente di Lombardia CNA, Giovanni Bozzini. Quest'ultimo ci ha tenuto a precisare che, per tradizione, Milano è capitale dell'innovazione in Italia e non a caso gran parte delle aziende che mirano a creare nuove soluzioni tecnologiche per l'aiuto a processi produttivi, design e creatività si condensino qui. Inoltre, lo stesso ha aggiunto che Milano e la Lombardia in generale costituiscono anche la culla delle startup innovative del Paese; si tratta di una frazione non irrilevante che oltre alla quantità spicca anche per qualità del prodotto offerto. Il CNA Lombardia, inoltre, ha precisato anche che una sede del Ministero a Milano riuscirebbe a dare un messaggio logico oltre che simbolico. In questo senso, la ratio del discorso si muove sulle necessità che l'Italia ha di migliorare e digitalizzare i propri processi produttivi e di funzionamento. In questo senso, dare una spinta al tessuto produttivo di Milano e riconoscergli il valore con una sede del Ministero dell'innovazione permetterebbe di stimolare e produrre ancora meglio nuove tecnologie che poi, in futuro, potrebbero essere utilizzate in maniera intensiva anche dalla Pubblica Amministrazione ormai fuori da logiche di mero servizio al cittadino in un'ottica soprattutto competitiva e commerciale. Milano e la Lombardia leader anche nel settore dei nuovi brevetti Oltre al primato per quanto riguarda la creazione di startup innovative, la regione Lombardia e il suo capoluogo detengono un altro record. Entrambe, infatti, sono leader nel numero di domande di brevetto presentate. La classifica apicale italiana, infatti, vede spiccare Milano come città in cui le richieste di brevetto sono più alte, cosa che permette alle stesse di arrivare pure in un ottimo posizionamento europeo, rendendo di fatto l'Italia uno Stato competitivo in relazione ad altri luoghi ben più blasonati. In questo caso, il dato è relativo ai brevetti del 2020: la Lombardia occupava la dodicesima posizione in questa classifica. Per fare un raffronto effettivo, nello stesso anno la regione italiana più prolifica per la creazione e registrazione di brevetti è stata l'Emilia-Romagna in posizione venticinque, ovvero più del doppio rispetto alla Lombardia. Lo studio Brevetti Digiovanni Schmiedt è uno dei principali operatori su Milano, nella sua sede di Via Aldrovandi 7, offre assistenza per depositare una domanda di brevetto, anche all’estero , attraverso consulenti esperti e altamente competenti. CNA Lombardia anche in questo caso ha commentato la vicenda. L'ente, infatti, ha ribadito che anche alla luce delle domande di brevetto in Lombardia la richiesta di spostare a Milano la sede del Ministero dell'Innovazione è meritata. Radicare a Milano la sede per la produzione di innovazione significherebbe avere una marcia, dal punto di vista anche squisitamente politico, di investire con più efficacia su policy di sfida e cambiamenti tecnologici e culturali. In questo senso, infatti, molto spesso le critiche all'Italia sono quelle di un Paese sostanzialmente stantio che fa della comodità e della ripetitività la sua attività principale. Milano e la Lombardia hanno rappresentato di poter rivestire per lo Stato un motore economico e sociale che punti a sviluppare in pieno una rivoluzione culturale. In questo modo, la Lombardia potrebbe cominciare a significare un vero e proprio cambiamento che riesca a ridurre la disoccupazione e permettere al Made in Italy di brillare anche da un punto di vista internazionale ed europeo, mettendo a tacere una volta per tutte i qualunquismi su un Paese arretrato.
21 ott, 2022
Il Montenegro è entrato a far parte dell’Organizzazione Europea dei Brevetti
21 ott, 2022
Nuova edizione 2022 Bando Marchi
08 set, 2022
Bando Brevetti+ 2022
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